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ARTE E VINO

UN CONCETTO DA ATTUALIZZARE: LA LAND ART

La presenza dell’arte nel mondo vitivinicolo ha ampio sviluppo e coinvolge svariate realtà che vanno dall’architettura alla presenza di cantine realizzate da artisti fino alle collezioni che ispirate famiglie di viticoltori hanno raccolto per generazioni e che ora mettono a disposizione dei visitatori per meglio affermare la vicinanza, ed in alcuni casi la sovrapposizione naturale della cultura del vino, con il mondo dell’arte. C’è in questo un connubio storico sempre più analizzato ed applicato nel presente, da quando il vino ha smesso di essere “alimento” per diventare rito e piacere, dal bracciante agricolo al nobile che lo ostentava nei suoi banchetti, senza scordare il senso del miracolo di antica memoria evangelica. Da qui a considerarne arte il passo è veramente breve e oggi più che mai si sente l’esigenza di trasferire in modo più esplicito al territorio lavorato la presenza dell’arte, non solo ai fini di un marketing che sia anche attrazione e biglietto da visita qualificante ma anche per naturale e spontaneo stato dell’essere di chi sempre più consapevolmente, come produttore, anela al rispetto e all’esaltazione del proprio lavoro anche come forma di “bellezza”.

La Land Art, letteralmente arte della terra, termine che nasce in America negli anni ‘60 del novecento, sembra perfettamente adattarsi ad un’estetica del territorio modellato dall’uomo nella natura. Basti pensare alla cura paesaggistica tipicamente italiana, e non solo di oggi, dove il paesaggio della coltura del vino e dell’olivo esaltano il “genius loci” dei luoghi oppure alla bellezza delle colline piemontesi divenute patrimonio dell’umanità anche grazie alla loro valenza estetica. E ancora, le Big Bench, le grandi panchine che permettono di contemplare il paesaggio così come le cappelle rese opere d’arte contemporanea grazie ad illuminate visioni che hanno attratto artisti di fama internazionale nei luoghi di produzione oggi famosi nel mondo. Anche questa è arte della terra o meglio del territorio. Ma ricordiamo anche che la Land Art nasce come movimento di protesta contro lo spazio delimitato delle gallerie d’arte. In diversi casi creò disagio all’ambiente, se non vere e
proprie ferite con colate di cemento ed alterazioni ambientali della flora e fauna. Oppure nei deserti americani interferendo con il naturale andamento della formazione delle dune o il percorso del vento e addirittura con le rotte degli uccelli migratori. Ovviamente non tutto fu così e la parte più soft, più sensibile all’ecologia e alla sostenibilità, si è fatta strada diventando la voce più attuale ed applicabile oggi.

Nasce un nuovo aspetto della Land Art con materiali naturali più effimeri, ma non per questo meno significativi, magari documentati con l’idea di costruzione di un messaggio che va dal progetto alla fotografia e
che potrà essere divulgato anche sul web. Rimarrà così una testimonianza anche quando la natura avrà consumato le strutture o le sculture di legno, terra e materiali totalmente naturali pronti ad essere riutilizzati per un nuovo ispirato progetto. Un percorso attualizzato e virtuoso rammentando che il termine Land Art, come tutte le definizioni dell’arte contemporanea, indica ma non definisce il tutto. Per dirla con le parole del grande artista Christo che di arte nel territorio se ne intendeva: “le etichette sono importanti, ma soprattutto per le bottiglie di vino”.

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